UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Catania, la diocesi contro la dispersione scolastica

Prima in Italia, la Chiesa locale ha attivato un apposito Ufficio diocesano. Obiettivo: abbattere il 25% di alunni che non terminano gli studi
5 Dicembre 2022

Supera il 25% il tasso di dispersione scolastica a Catania, dando alla città un triste primato nazionale. Per questo l’arcivescovo Luigi Renna ha dato vita, primo in Italia, all’Ufficio Diocesano per la Dispersione scolastica, presentato la scorsa settimana e affidato alla professoressa Agata Pappalardo, dirigente di un istituto comprensivo.

L’obiettivo è che ogni mattina i ragazzi frequentino la scuola dell’obbligo, che le loro famiglie si sentano sostenute anche se hanno perso la speranza di un futuro per i figli e che il lavoro di docenti e di tutte le istituzioni siano accompagnati dall’impegno di volontari. Il tutto in sinergia con l’Osservatorio Metropolitano per la dispersione scolastica, attivato presso la Prefettura.

«Ho pensato che il contrasto alla dispersione non poteva essere un impegno marginale della nostra Chiesa – ha detto Renna – e aveva bisogno che si investissero delle energie e delle risorse. Infatti, gioia e speranza è la scuola: gioia di crescere e di conoscere, speranza di costruire il futuro. Tristezza e angoscia è vedere tanti perdersi lungo il percorso: la tristezza di constatare che i loro giorni sono divorati dall’ozio e quindi

ghermiti da chi vuole fare di loro gli strumenti per una economia sommersa o per il malaffare. I poveri del presente e i poveri delle future generazioni sono ragazzi e giovani, uomini e donne di un domani senza prospettive». Per questo motivo all’inizio dell’anno scolastico ha affidato un messaggio agli alunni delle scuole di Catania e del territorio diocesano, auspicando che Rosso Malpelo, il protagonista della novella di Verga, incontrasse un don Lorenzo Milani: «Nella Dottrina sociale della Chiesa la solidarietà non è mai disgiunta dalla sussidiarietà, perché non accada che il povero dipenda dai suoi benefattori per tutta la vita, ma che sia messo piuttosto in condizione di ricevere ed essere aiutato, per arrivare a camminare con le proprie gambe».

Marco Pappalardo

Avvenire, 2 dicembre 2022

(foto da informazionecattolica.it)