UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Cari adulti, spiegateci la vita. Il Covid ha scompigliato tutto»

Lavoro, famiglia, figli? La pandemia ha avuto un impatto contrastante sulle aspettative di futuro dei giovani
4 Aprile 2022

Che ricadute ha avuto la pandemia sulla crescita dei giovani? Quali categorie sono state maggiormente colpite e quali, invece, hanno saputo reagire meglio all’isolamento imposto dal lockdown? Alcune risposte arrivano dalla ricerca “Giovani e Covid: alla ricerca di un significato”, realizzata dalla facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica “Sacro Cuore”. In questa ricerca, che ha coinvolto 654 giovani adulti tra i 18 ed i 37 anni e ha previsto tre fasi di rilevazione dall’inizio della pandemia a febbraio 2021, sono stati identificati tre diversi profili di giovani che hanno attivato il processo di costruzione di senso in modalità diverse e peculiari, a dire che il modo in cui i giovani costruiscono il senso della propria vita durante la transizione non è uguale per tutti. I partecipanti sono stati reclutati nelle diverse province lombarde così da rappresentare sia le zone più colpite nei primi giorni della pandemia (province zona rossa: Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi) per un totale del 57,9% del campione, sia le zone meno colpite (province zona gialla: Milano, Monza-Brianza, Lecco, Sondrio, Como, Varese), rappresentate dal 40,2%. Il campione, composto per il 72,6% da partecipanti di genere femminile, ha incluso sia giovani lavoratori o tirocinanti (65,4%) sia studenti. Tra i partecipanti, il 60,1% viveva con la propria famiglia di origine al momento della raccolta dati, ed il 61,4% era coinvolto in una relazione sentimentale.

«Durante la transizione all’età adulta – spiegano i ricercatori della Cattolica, coordinati dalla professoressa Semira Tagliabue e da Michela Zambelli – i giovani cercano la propria strada esplorando diversi ambiti (lavoro, relazioni, etc.). Tale ricerca è strettamente legata al come i giovani riescono a connettere le esperienze fra loro, a trovare obiettivi importanti per il proprio futuro (es. quali studi intraprendere, in quali esperienze lavorative impegnarsi, quali relazioni coltivare) e all’avere un solido sistema di valori su di sé e sul mondo, in altre parole è connessa alla costruzione di senso. Cercare e percepire un significato nella propria vita significa quindi avere gli strumenti e le risorse per capire le cose che accadono nella propria vita e per saperle affrontare. Tali risorse sono importanti per non perdere la rotta quando nella vita accadono eventi difficili».

Tre i gruppi individuati. Il più numeroso è quello dei “cercatori” (48% del totale del campione), rappresentato dai giovani che concretamente dicevano di essere alla ricerca di qualcosa che rendesse significativa, di valore, coerente e aperta al futuro la loro vita e che percepivano la propria vita come “non” caratterizzata da tali aspetti. Il secondo gruppo, si legge nella ricerca, è quello dei giovani “in cammino” (36,2%) che rispondevano di essere parzialmente alla ricerca di un significato ed al contempo percepivano comunque un certo grado di significato nella propria vita, che era vista come caratterizzata da livelli medi di coerenza, valori e obiettivi futuri. Infine, il terzo gruppo è caratterizzato dal profilo degli “appagati” (16,8%) in cui i giovani pensavano che la loro vita fosse piena, dotata di senso, orientata da solidi valori e aperta al futuro con una ricerca di significato molto bassa. Il gruppo più colpito dagli effetti della pandemia è quello dei “cercatori”, che rappresenta circa la metà del campione considerato ed è più giovane rispetto al gruppo degli “appagati”. «Perciò – si legge nella ricerca – questo profilo non rappresenta una situazione di fragilità vissuta da pochi. Anzi, l’essere profondamente coinvolti nella ricerca di significato nella vita rappresenta una condizione transitiva normativa che pone i giovani adulti, soprattutto la fascia dei più giovani, in una condizione di maggiore sensibilità e vulnerabilità».

I giovani, prosegue la ricerca, non avendo ancora un solido sistema di senso, sono più vulnerabili agli eventi avversi, come per esempio la pandemia. «Quello che è stato trovato in questa ricerca – si legge

– è che i “cercatori” e i giovani “in cammino” si differenziano statisticamente dai giovani “appagati” per quanto riguarda la percezione di una maggior crisi di significato. I giovani “appagati”, infatti, durante il primo lockdown hanno percepito una minor crisi di significato (ovvero percepire la propria vita come vuota, prima di senso e senza obiettivi) rispetto sia ai “cercatori” sia ai giovani “in cammino”. Questi due ultimi gruppi – prosegue il dossier della Cattolica – hanno mostrato di vivere quindi una crisi nella crisi. Inoltre, i “cercatori” durante il lockdown avevano una percezione del futuro più negativa rispetto agli “appagati”. Sempre i “cercatori” hanno attivato, durante il primo lockdown, maggiormente la strategia di “coping” della rivalutazione positiva, attraverso cui ritrovare fiducia e una buona stima di sé, rispetto agli “in cammino”, ad indicare una più profonda fase di rielaborazione dell’esperienza che stavano vivendo».

Questi risultati, avvertono i ricercatori dell’Università Cattolica, «ci invitano a porre particolare attenzione quando le sfide della transizione all’età adulta (come entrare nel mondo del lavoro, sposarsi o decidere di avere figli) si intersecano con le sfide della vita (eventi imprevisti come lutto, perdita del lavoro, la pandemia, la guerra). Nella nostra ricerca, ad esempio, i lavoratori e tirocinanti (che rappresentano il 65,4% del campione ndr.) hanno subito maggiormente gli effetti medio-lunghi della pandemia che ha provocato in loro una perdita di significato nella vita ed un aumento della ricerca nel tentativo di recuperare il senso perduto».

Stando ai risultati della ricerca, il gruppo maggiormente in difficoltà e sul quale va posta l’attenzione maggiore, è allora quello dei “cercatori”, per i quali «si devono attivare degli interventi ad hoc che li aiutino a trovare le risorse necessarie a recuperare più stabilità nella loro percezione di significato nella vita». Questa pandemia, infatti, non ha impattato solo nel presente delle chiusure, ma ha influito e sta influenzando le aspettative dei giovani sul futuro, rendendo il futuro ancora più imprevedibile. Nel loro cammino verso l’essere adulti, è una delle principali evidenze della ricerca, i giovani “cercatori” stanno incontrando un contesto oltremodo difficile. «Questi giovani – si ricorda – possiedono però le risorse per rivalutare positivamente la situazione e tali risorse vanno sostenute ed eventualmente riattivate, in modo da rimettersi in cammino ed essere, alla fine, appagati del proprio significato».

Un lavoro che coinvolge, in prima istanza la famiglia di origine dei giovani e dalle persone a loro più vicine. «Quando accadono degli eventi negativi particolarmente stressanti e traumatici – sono le conclusioni della ricerca della Cattolica – è necessario aiutare i giovani a sostare nella difficoltà, ad affrontare la crisi che ne potrebbe derivare senza fuggire. In questi casi è necessario ripartire dalle piccole cose belle del quotidiano (come prendersi del tempo per sé, curare le proprie relazioni affettive, fare del bene per gli altri), cercando di rivalutare positivamente l’esperienza e valorizzando le proprie risorse. Questo processo richiede del tempo, per recuperare quella consapevolezza necessaria a costruire un solido cammino, quindi occorre non avere fretta di arrivare, ma perseverare nella fiducia di poter raggiungere il traguardo».

Paolo Ferrario

Avvenire, 3 aprile 2022