UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Battiato e l’Altro, la gioia dell’infinito

Si è tenuto il secondo incontro del ciclo “Ascoltando i maestri”, promosso dall’Ufficio per la cultura e l’università della Diocesi di Roma
20 Dicembre 2021

Gli indefiniti “io” e “tu” posti in dialogo da Franco Battiato nel brano “E ti vengo a cercare” hanno fatto da filo rosso nel secondo incontro del ciclo “Ascoltando i maestri”, promosso dall’Ufficio per la cultura e l’università del Vicariato, che ha avuto luogo venerdì sera, 10 dicembre, nella basilica dei Santi XII Apostoli.

A guidare nell’ascolto dell’artista sono stati monsignor Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio, e Pietrangelo Buttafuoco, giornalista, scrittore e amico nonché conterraneo dell’artista siciliano scomparso lo scorso maggio. «A differenza di altri autori, Battiato dichiara la necessità per l’uomo di una presenza “altra”, esprimendo una tensione verso l’alto senza che ci sia da parte sua alcuna posizione confessionale – ha osservato Lonardo –. Sembra dire che non basta che si cerchi un uomo o una donna, c’è bisogno di cercare l’Altro» e questa è «una costante per ogni essere umano, come l’artista sembra ribadire anche nella canzone “Mesopotamia”, nella quale si ripete l’interrogativo “Che cosa resterà di me, del transito terrestre?”».

Il sacerdote ha messo in luce come al ritmo della musica, nella canzone si contrapponga un testo profondo, specialmente nella seconda parte «quando Battiato fa riferimento a 6 figure di uomini legate dal fatto di avere compiuto una rinuncia importante nella propria vita pur di rimanere coerenti con i propri ideali». Ciò che differenzia Battiato da altri cantautori che hanno espresso nelle loro opere «la necessità per l’uomo dell’infinito in una chiave pessimistica» è «la gioia che invece questo infinito ci sia – ha spiegato ancora –, come un grido di giubilo e di attestazione che questo mondo ha un senso».

Buttafuoco ha riferito di quando nel 1992, «in occasione di un concerto di Natale in Aula Nervi, Battiato cantò alla presenza di Giovanni Paolo II e questo gli provocò un turbamento nel senso buono e alto del termine» perché «riconobbe in lui un’impronta e l’evidenza del sacro». Buttafuoco ha poi sottolineato che «tutta la sua vita, e quindi tutta la sua produzione, è stata condotta nel solco di una rivelazione pur senza alcun vincolo confessionale», per questo «molte delle sue opere, che ad un orecchio poco attento possono sembrare semplici canzoni, sono delle preghiere». Ancora, il giornalista ha detto di essere «a conoscenza di tante persone che attraverso i testi di Battiato hanno individuato il piano metafisico e mistico, e anche la conversione».

Michela Altoviti

Roma Sette, 19 dicembre 2021

(Nella foto di Roma Sette, Franco Battiato a un incontro nella Chiesa degli Artisti, nel febbraio 2013, nell'ambito della rassegna "Una porta verso l'infinito")