«Audaci nei confronti della mentalità dominante ed esigenti con se stessi». È l’invito rivolto ai maestri cattolici dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, che ieri pomeriggio è intervenuto al 21° Congresso nazionale dell’Aimc (Associazione nazionale maestri cattolici), in corso a Roma sul tema: «Memoria e futuro. Periferie e frontiere dei saperi professionali». Bassetti ha messo in guardia da un duplice rischio: «Non bisogna chiudersi a riccio in una sorta di riserva indiana o al contrario sciogliersi nella società contemporanea come neve al sole». La via da seguire è quella di essere sale della terra; per i maestri, «sale della scuola».
Per l’Aimc è il momento di riscoprire con forza maggiore l’ispirazione delle origini, quella che nel 1945 mosse Maria Badaloni e Carlo Carretto (di cui nel 2018 ricorrono i 30 anni dalla morte), ispirazione che potrebbe essere smarrita quando un’istituzione eccede in burocratizzazione, dimenticando «il motivo originario per cui ci si associa» e lasciando ai margini «il carisma delle origini: in questo caso l’ispirazione cristiana dell’associazione. L’ispirazione cristiana – ha ricordato Bassetti ai congressisti – è la roccia su cui si erge la nostra e la vostra casa. Difendetelo e valorizzatelo con mitezza e tenacia. Perché senza questa roccia non c’è alcuna associazione ma solo un cumulo di leggi e di cariche senz’anima».
Per Bassetti, l’Aimc deve avviarsi con decisione sulla strada della sinodalità, indicata più volte da papa Francesco: una sinodalità fondata sulla corresponsabilità e sul «dialogo autentico tra tutti i membri dell’associazione. La corresponsabilità e il dialogo, che si oppongono a ogni forma di verticismo, sono il prodotto autentico della Chiesa sinodale che oggi si sta esprimendo a tutti i livelli». La sinodalità «è l’esatto contrario del clericalismo e prende forma nello sperimentare, concretamente, che la Chiesa è un corpo vivo». In un’associazione che vive la sinodalità, ha concluso Bassetti, «è necessario che ognuno dei membri sia realmente in contatto con l’altro, cioè che venga costruito un fitto e autentico intreccio di relazioni umane. Il dialogo autentico è la chiave di tutto e ha un valore inestimabile. Senza il dialogo ci sono solo la discomunione e la divisione».
Umberto Folena
Avvenire, 4 gennaio 2018