Armida Barelli è stata «una donna capace di leggere il suo tempo e nello stesso momento di avere una visione del futuro». E non a caso alla sua figura e opera è dedicato il Messaggio che la presidenza della Cei rivolge in vista della 98ª Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore che la Chiesa italiana celebrerà il prossimo 1 maggio. Ma il giorno prima (30 aprile) proprio Armida Barelli sarà proclamata beata a Milano. «Due momenti – sottolinea la professoressa Antonella Sciarrone Alibrandi, prorettore vicario dell’ateneo dei cattolici, di cui la Barelli è co-fondatrice – che idealmente concluderanno le celebrazioni per i nostri primi cento anni di vita. Poterle concludere con la beatificazione di Armida Barelli ci riempie di gioia».
Del resto fu proprio la Barelli a ideare la Giornata per l’Università Cattolica. Cosa rimane dello spirito iniziale di quella proposta?
L’idea di creare una rete capillare di persone amiche dell’Università Cattolica, che si sentano partecipi di un progetto partito un secolo fa. Questo credo sia il tratto invariato da allora, dove vi era anche la necessità di raccogliere fondi per l’ateneo. Sostegno che nella Giornata viene proposto e realizzato. Ma l’idea di una presenza capillare nel territorio, del legame con i nostri laureati, dell’incontro con le realtà locali, mi sembra l’eredità più viva di quella intuizione.
Scorrendo la vita di Armida Barelli ci si trova davanti una donna attiva e concreta. Fu dunque espressione della sua epoca o in anticipo sui tempi?
Direi che ha unito entrambe le caratteristiche. È sicuramente stata una figura femminile rilevante nel suo tempo e nella Chiesa italiana del secolo scorso. Ma ha saputo mettere in campo anche una visione del futuro. Non solo unica donna nel gruppo dei fondatori dell’Università Cattolica, di cui fu la cassiera e anche l’elemento concreto e pragmatico. Ma fu anche la prima donna a entrare nel consiglio di amministrazione della casa editrice Vita e Pensiero. Ha sicuramente avuto una visione del futuro in molti campi: educativo, di impegno associativo femminile, di partecipazione delle donne alla vita sociale e politica.
Dunque un impegno allargato alla società italiana?
Nel secondo dopoguerra si impegnò perché le donne partecipassero al voto, perché diventassero protagoniste, richiamandole a comprendere bene i principi sociali della Chiesa, affinché potessero scegliere consapevolmente.
Donna di azione, ma anche di contemplazione. Forse l’aspetto meno noto.
Concordo, anche se la congregazione delle Missionarie della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo sono tuttora presenti e attive nella Chiesa italiana. E leggendo gli scritti spirituali che ci ha lasciato Armida Barelli la ritroviamo capace di una profonda spiritualità non solo a livello personale, ma vissuta anche nella dimensione collettiva, come la creazione della congregazione religiosa ne è un esempio. Accanto a questo ha davvero saputo essere l’elemento concreto del gruppo dei fondatori della Cattolica, imponendo che fosse dedicata al Sacro Cuore.
Papa Francesco sta promuovendo molto la presenza delle donne nei luoghi decisionali della Chiesa. Cosa può dire oggi Armida Barelli alle donne?
Può dire molto e spero che la beatificazione permetta di estenderne la conoscenza. Oggi ci dice quanto sia importante mettere in campo la capacità di collaborare, di essere perno in un team, in un gruppo, di costruire relazioni progettuali capaci di essere generative. Lei lo ha fatto in un’epoca complessa per le donne, con grandi risultati.
E alla presenza femminile in Cattolica, la beata cosa indica?
Ci dice che le donne sono una grande risorsa per la Cattolica, il Paese e l’umanità. Una risorsa che non dobbiamo dimenticare di valorizzare, anche perché oggi le studentesse sono più numerose dei colleghi maschi. Da poco abbiamo costituito un team con l’obiettivo di rimuovere gli ostacoli al cammino accademico delle donne ed è stato anche presentato un bilancio di genere, per fotografare l’impegno al femminile dentro la Cattolica. Piccoli passi, ma importanti.
Enrico Lenzi
Avvenire, 4 febbraio 2022
(foto Università Cattolica)