UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Arcuri commissario per la ripresa della scuola

Test sierologici per il personale scolastico. I sindacati: “Troppi posti vacanti”
9 Luglio 2020

Sarà il commissario all’emergenza Domenico Arcuri a gestire il rientro a scuola, in sicurezza, il 14 settembre. Lo prevede una norma del decreto Semplificazioni, che assegna ad Arcuri il compito di fornire mascherine, guanti, gel per le mani e «ogni necessario bene strumentale, compresi gli arredi scolastici, utile a garantire l’ordinato avvio dell’anno scolastico 2020-2021, nonché a contenere e contrastare l’eventuale emergenza nelle istituzioni scolastiche statali».

«Piena soddisfazione» per la nomina di Arcuri è stata espressa dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina. «#DomenicoArcuri è un eccellente professionista. Sono sicuro che, anche in questo caso, riuscirà a fornire un contributo prezioso al Paese». ha scritto su twitter il ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi.

Tra gli interventi per la ripresa, anche quelli di “edilizia leggera” di competenza degli enti locali. Ieri sono stati pubblicati sul sito del Ministero i risultati del bando che ha messo a disposizione di Comuni, Province e Città metropolitane i primi 330 milioni di euro di fondi europei Pon. Ulteriori candidature possono essere presentate entro il 10 luglio.

Prima dell’avvio del nuovo anno scolastico, tutto il personale scolastico sarà sottoposto a test sierologici, così come indicato dal Comitato tecnico scientifico, nell’ultimo incontro con i sindacati. «C’è molta preoccupazione per le 100mila unità di personale che non sono in servizio specialmente nelle aree più colpite dal Covid», ricorda la segretaria generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi. «Sono d’accordo nel fare i test – sottolinea – ma bisogna prevedere che in alcune realtà ci sarà solamente il 50% del personale disponibile per il prelievo, visto l’alto numero dei docenti precari che non potrà essere chiamato in sede prima dell’inizio dell’anno scolastico». «Siamo preoccupati – prosegue Gissi –. Mai come quest’anno ci sono tanti posti vacanti, e temiamo che alla fine si dovrà continuare con la didattica a distanza».

Intanto, per timore di una nuova ondata di contagi con conseguente lockdown, è fuga dei presidi dal Nord verso il Sud Italia. «Sono troppo lontani da casa e non riuscendo ad ottenere l’avvicinamento scelgono di tornare, per non rischiare di restare a lungo lontani dai propri cari», denuncia il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, che avverte: «Servono decine di migliaia di strutture, restano fuori 40mila classi».

Sempre in vista dell’avvio del nuovo anno scolastico, la Regione Veneto, prima in Italia, ha presentato un “manuale operativo” che tiene conto delle indicazioni del Comitato tecnico scientifico. Per gli spazi didattici (aule ordinarie, laboratori e aule attrezzate, palestra, mensa, aula magna) la distanza tra i banchi non dovrà essere inferiore ai 60 centimetri, quella ottimale indicata è di 80 centimetri, tra le righe di banchi dovrà esserci di almeno un metro. Sulla base di queste regole e delle dimensioni dei banchi il manuale consente di pianificare la capienza massima delle aule, a seconda della loro dimensione. «Il 74% delle 30mila aule ordinarie presenti in Veneto ha una superficie superiore ai 50 mq – specifica la direttrice dell’Ufficio scolastico regionale, Carmela Palumbo – e la media degli alunni per classi è di circa 20. Le situazioni più critiche si potranno verificare per le prime classe delle secondarie superiori, in particolare nei licei delle città capoluogo, dove le classi contano anche 27 o 28 alunni».

Infine, nella sua Relazione annuale, anche l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, mette in luce le criticità della didattica a distanza, da cui, è la denuncia dell’Agcom, è rimasto escluso il 12,7% degli alunni, un «dato inaccettabile per una democrazia evoluta».

In base a un sondaggio svolto dall’Autorità, 25 ragazzi su 100 hanno avuto problemi nelle velocità di connessione, 19 su 100 hanno segnalato che non tutta la classe ha partecipato alle lezioni a distanza, quasi 10 su 100 hanno lamentato la mancanza di dispositivi idonei. Anche le scuole sono in grosse difficoltà, perché non tutte vengono raggiunte dai cavi in fibra ottica per le connessioni ad alta velocità. La criticità riguarda in particolare le regioni del Sud.

Paolo Ferrario

Avvenire, 8 luglio 2020