Il presente abbraccia il passato, coniugando educazione, arte e bellezza. Accade a Prato, dove il 6 dicembre verrà inaugurata una nuova ala del Conservatorio San Niccolò, istituto paritario che comprende tutti i cicli scolastici dalla scuola dell’infanzia al liceo scientifico, e che ha sede nell’antico noviziato all’interno di un complesso monumentale risalente al quattordicesimo secolo. Un luogo per molti aspetti unico, che offre più di un paradigma rispetto ad alcuni nodi cruciali del nostro tempo.
Il Conservatorio negli ultimi dieci anni ha raddoppiato gli iscritti arrivando a quasi 700 allievi: il 30 per cento è di nazionalità cinese, nel rispetto di un criterio raccomandato a livello ministeriale e come condizione per un’istruzione di qualità e per una effettiva inclusione. «La crescita della nostra utenza – spiega la preside Mariella Carlotti – è il risultato di una forte apertura alla città e della riqualificazione dell’offerta formativa, ottenuta soprattutto grazie al rinnovamento del gruppo docente e all’investimento sulla lingua inglese: siamo una “Cambridge School”, con 8 ore veicolate da insegnanti madrelingua con metodologia anglosassone. Sono convinta che i giovani hanno due bisogni fondamentali: sapere usare la ragione e conoscere la lingua. Il salto di qualità di questi anni è confermato anche dai risultati delle prove Invalsi, dove i nostri allievi sono cresciuti di venti punti e si classificano al di sopra della media della Toscana. Inoltre la scuola svolge un ruolo importante nel favorire l’incontro tra la comunità italiana e quella cinese, che a Prato continua a crescere: un contributo significativo al processo di integrazione che da molte parti viene invocato ma che ha bisogno di fatti concreti. L’educazione dei giovani, che sentiamo come l’emergenza fondamentale delle nostre società, è assolutamente strategica anche per l’amicizia tra italiani e cinesi, necessaria all’edificazione armonica di questa città».
La ristrutturazione dell’antico noviziato, un’ala quattrocentesca in forte decadenza, lo ha salvato da un irrimediabile collasso, e così restaurando il passato si è aperta una strada per il futuro, assicurando ai giovani la possibilità di crescere in un ambiente con spazi interni ed esterni funzionali e belli. La storia di questa prestigiosa istituzione merita di essere raccontata per sommi capi. Nel 1321 muore ad Avignone il cardinale Niccolò da Prato, decano del Collegio cardinalizio: amico di Dante che gli indirizza la prima delle sue “Epistole”, ha come suo segretario Ser Petracco, padre di Francesco Petrarca. Niccolò morendo lascia i suoi beni per l’edificazione a Prato di un monastero femminile domenicano. Nasce così San Niccolò, in pieno centro città, per 450 anni monastero di clausura.
Nel 1784 il granduca Pietro Leopoldo abolisce in Toscana la clausura monastica, “costringendo” le monache, per restare nei loro monasteri, a realizzare un’opera socialmente utile. Nascono così i Conservatori leopoldini, che intendono “conservare” la virtù attraverso l’istruzione delle fanciulle. All’antico complesso medioevale, ricco di opere d’arte, viene aggiunta un’ala settecentesca, destinata all’educazione delle ragazze. Di particolare interesse, per i tempi che viviamo, uno degli affreschi dipinti sulle pareti che raffigura l’angelo della cultura che brucia le armi.
Dal 1784 ai nostri giorni il Conservatorio ha svolto la sua opera educativa, particolarmente significativa dopo l’unità d’Italia, quando divenne il luogo di formazione per generazioni di maestre. Durante la seconda guerra mondiale la priora madre Cecilia Vannucchi e le sue consorelle salvarono dalla deportazione oltre 500 tra comunisti, ebrei e disertori della Repubblica Sociale Italiana, e San Niccolò fu anche la prima sede del Cln pratese. Per questo è stato insignito della medaglia d’oro della Resistenza. Nel 2006 i 28 Conservatori presenti in Toscana diventano fondazioni, la cui governance viene scelta dai vescovi locali. All’inaugurazione del 6 dicembre saranno presenti il presidente della regione, Eugenio Giani, la sindaca della città, Ilaria Bugetti, il vescovo Giovanni Nerbini e le autorità scolastiche regionali e provinciali. Nel pomeriggio è previsto un convegno sull’imponente restauro attuato, con la partecipazione dell’architetto Carlo Blasi, unico italiano chiamato nel team che si è occupato della messa in sicurezza della cattedrale di Notre Dame.
Giorgio Paolucci
Avvenire, 1 dicembre 2024
Nella foto, l’affresco “L’angelo della cultura che brucia le armi” ospitato nel Conservatorio