Impresa, territorio, legalità ma anche formazione, economia civile ed Europa: questi i temi affrontati durante i tre giorni del 'Job, European, Meeting', organizzati a Faenza nell’ultimo weekend dalle diocesi di Faenza-Modigliana e Imola, in collaborazione con vari enti, istituzioni e associazioni locali. Incontri, convegni, tavole rotonde e Fiera del lavoro hanno permesso a migliaia di giovani di associazioni e scuole di capire che «per affrontare le sfide moderne dell’occupazione e del lavoro è necessario essere collegati a livello nazionale ed europeo », come hanno spiegato i vescovi di Faenza- Modigliana e Imola, Mario Toso e Tommaso Ghirelli, presiedendo i lavori.
I giovani non hanno ascoltato solo discorsi di principio, fra cui «il lavoro è per la realizzazione dell’uomo e non viceversa», ma hanno conosciuto anche esperienze concrete di aziende romagnole. Alessandro Zani della Cooperativa Agricola Zani ha parlato dell’importanza della coesione all’interno del gruppo lavorativo, una sorta di grande famiglia, e della necessità di essere iscritti alla 'Rete del lavoro agricolo', una garanzia di legalità. Anche Emanuela Mengozzi dell’azienda di schermature solari Lupak Metal ha presentato «un’azienda a misura d’uomo, che però fa continuamente innovazione, curando il prodotto e sfruttando le sovvenzioni dell’Unione Europea». Per Giovanna Randi della Randi Group (prodotti dell’industria vinicola) è necessario che il datore di lavoro o i quadri intermedi medino tra i vari bisogni dei dipendenti, intuendo le esigenze che cambiano e facendo sì che le persone si rispettino tra di loro, senza dimenticare la collaborazione con chi è in difficoltà.
Per Michele Dorigatti di Trento, «l’economia civile deve tornare a un modello economico di inclusione, per ridurre le disuguaglianze, contro il turbo capitalismo esclusivo che impera nel mondo di oggi». Sono state presentate anche diverse esperienze europee, in particolare di Spagna, Belgio e in ambito Erasmus. Ai giovani l’Unione Europea chiede di studiare molto e fare tanta pratica e indica quali conoscenze e capacità sono fondamentali per il futuro: tecnologiche, informatiche, linguistiche e imprenditoriali, l’attitudine al lavoro, il relazionarsi con i colleghi, la formazione permanente. Interessantissima l’esperienza che stanno conducendo un centinaio di giovani del Centro di Formazione del Cefal a Bologna, dove fanno pratica nel ristorante 'Le Torri' nella zona Fiera, gestito direttamente da loro con i formatori nei panni degli chef, servendo da 50 a 100 pasti al giorno. Racconta il direttore del Cefal, Flavio Venturi: «Il 70% dei giovani che esce da questa scuola trova subito lavoro nel settore della ristorazione: ristoranti, mense, tavole calde, pizzerie ». A settembre il Cefal (400 studenti nelle tre sedi di Bologna e in Romagna) inizierà un corso simile anche nella sede ravennate di Villa San Martino, in attesa di aprire anche lì un ristorante. Conclude Venturi: «Questa scuola-lavoro è importantissima per i giovani, perché non solo li forma sul campo, ma soprattutto li responsabilizza e vivono fin dalla scuola la dimensione dell’azienda, partecipando fino in fondo alla gestione diretta».
Quinto Cappelli
Avvenire, 4 aprile 2017