Sul n. 2/2020 della Rivista del clero italiano, mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, propone alcune riflessioni sui giovani alla luce dell’esortazione di papa Francesco “Christus Vivit”. L’articolo, dal titolo “Protagonisti della vita sociale”, si sofferma sullo stile e i luoghi della formazione dei giovani, con un’attenzione particolare all’impegno giovanile nell’ambito socio-politico. Di seguito, uno stralcio dell’articolo.
Il Papa si sofferma sullo stile e sugli ambienti della formazione. Chiede di evitare un eccesso di indottrinamento che stanca e allontana (cfr. n. 212) a favore di un annuncio kerygmatico e di concrete esperienze di cammino condiviso.
Qualsiasi progetto formativo, qualsiasi percorso di crescita per i giovani, deve certamente includere una formazione dottrinale e morale. È altrettanto importante che sia centrato su due assi principali: uno è l’approfondimento del kerygma, l’esperienza fondante dell’incontro con Dio attraverso Cristo morto e risorto. L’altro è la crescita nell’amore fraterno, nella vita comunitaria, nel servizio. (ChV, 213)
In particolare, per essere davvero vicino a questa generazione di giovani che soffre una profonda situazione di “orfanezza” (cfr. n. 216), il Papa raccomanda di curare gli ambienti. Che siano accoglienti e sappiano fare casa:
Fare “casa” in definitiva «è fare famiglia; è imparare a sentirsi uniti agli altri al di là di vincoli utilitaristici o funzionali, uniti in modo da sentire la vita un po’ più umana. Creare casa è permettere che la profezia prenda corpo e renda le nostre ore e i nostri giorni meno inospitali, meno indifferenti e anonimi. È creare legami che si costruiscono con gesti semplici, quotidiani e che tutti possiamo compiere. Una casa, lo sappiamo tutti molto bene, ha bisogno della collaborazione di tutti. Nessuno può essere indifferente o estraneo, perché ognuno è una pietra necessaria alla sua costruzione. Questo implica il chiedere al Signore che ci dia la grazia di imparare ad aver pazienza, di imparare a perdonarci; imparare ogni giorno a ricominciare. (ChV, 217)
Se avevamo già qualche buona idea sul compito delle istituzioni educative di ispirazione cristiana, come i collegi universitari, ecco chiarito in modo inequivocabile qual è la loro missione: aiutare i giovani a sperimentarsi nel fare casa, cioè nella capacità di essere attori responsabili e protagonisti della casa comune. È questa, in fondo, la chiave per ogni buona politica che sia davvero a servizio del bene comune e non persegue interessi più o meno nobili. Ed è in questo contesto che si palesa anche il ruolo della formazione universitaria chiamata a dare competenza teoriche e pratiche, con cui si possa incidere nella storia per un reale cambiamento di mentalità e una inversione di tendenza.