Qualche tempo fa dalle colonne di questo giornale sottolineavamo l’importanza dell’azione dell’Educazione civica nelle scuole. La riflessione arrivava all’indomani di tutta una serie di episodi di violenza che avevano visto protagonisti gruppi di giovanissimi ma non solo. Oggi, spenti i riflettori sulle elezioni che si sono appena svolte, l’argomento torna di attualità a motivo della scarsa partecipazione dei giovani al voto. Scorrendo i dati riportati dai commentatori di più d’una testata giornalistica, infatti, il numero di giovani che hanno votato risulta essere di gran lunga inferiore a quello delle persone più grandi. Il tutto in una cornice sconfortante, riguardo alla partecipazione alla vita democratica del nostro Paese, che ha visto arrivare ai minimi storici di affluenza alle urne. Sono tantissimi i ragazzi e i giovani che non sono andati a votare. Il dato rilevato dai sondaggi è superiore al 50%.
È un dato che, come genitori, ci fa riflettere e richiama due questioni fondamentali: la testimonianza che come adulti diamo ai giovani nell’ambito della partecipazione alla vita del nostro Paese (e della comunità tutta) e l’aspetto educativo che passa anche attraverso i banchi di scuola. Ecco perché oggi ripuntiamo lo sguardo sull’Educazione civica.
L’Educazione civica, diventata una materia a tutti gli effetti già dal 20202021, è una grande occasione per tutte le scuole per offrire strumenti e riflessioni per la formazione di quelli che saranno i cittadini di domani. È indispensabile però agire con determinazione soprattutto per quanto riguarda la conoscenza e l’importanza delle istituzioni dello Stato perché i segnali di “disaffezione” alla partecipazione si fanno sempre più sentire anche causa condizioni ed eventi che, negli ultimi tempi, ci hanno segnato profondamente vedi pandemia e conseguente isolamento e “timore” dell’altro. Nonostante questo abbiamo assistito, a livello globale, alla nascita di nuove forme di aggregazione ed attivismo dei giovani e giovanissimi su tematiche ecologiste e sociali.
Nella settimana di “Gestione condivisa - scuola studenti” dell’istituto frequentato da uno dei miei figli qualche anno fa, era sparita completamente quella che un tempo per noi era una parte fondamentale vale a dire quella legata alla conoscenza delle realtà sociali e politiche, fossero sindacati o amministratori, politici di lungo corso o rappresentanti del mondo produttivo. Ricordo che il preside mi aveva detto come addirittura il corso sul bricolage avesse visto più iscritti e di fronte al mancato interesse generale la proposta dell’incontro con il mondo politico era stata depennata.
Ripensando a quell’episodio viene da chiedersi quanto in quello che vediamo oggi ci sia la nostra miopia ed il nostro “cattivo” esempio. Ancora oggi riguardo ad alcune questioni fondamentali siamo l’ago della bilancia che possiamo muovere dalla parte della partecipazione attiva e del «mi interessa», oppure da quella del disimpegno del «tanto è sempre la stessa storia». Indubbiamente anche noi adulti, genitori, necessitiamo di occasioni di confronto e di crescita. Per questo come Agesc abbiamo sempre posto al centro delle nostre attività la persona e l’alleanza educativa, offrendo momenti dedicati ai genitori e alle famiglie. Assieme ai i gestori degli istituti nei quali siamo presenti, vogliamo così contribuire ad arricchire l’offerta formativa, nella consapevolezza che nel patto educativo studenti, scuola, genitori e nel rapporto poi con il territorio sta il nostro futuro.
In questi giorni è stato ripreso da più parti, in alcuni suoi passaggi, il messaggio finale del Consiglio permanente della Cei del Presidente cardinale Zuppi. In uno in particolare il cardinale Zuppi ci sollecita e ci fa pensare, ed è in riferimento alla necessità della «crescita della corresponsabilità» che noi vorremmo coniugare a livello generazionale: corresponsabilità tra generazioni per prenderci cura insieme del mondo in cui viviamo e delle persone che ci stanno accanto.
Avvenire, 30 settembre 2022