UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Adulti dal cuore aperto per educare i bambini»

Sì a una scuola dell’infanzia fatta di «testimoni formativi» e al gioco di squadra
18 Ottobre 2022

«Prima i bambini» è il motto che la Fism ha adottato: non è uno slogan, ma una precisa scelta di campo per tracciare il cammino educativo. Chi è che a scuola fa star bene i bambini? Sono indubbiamente gli insegnanti nella misura in cui loro stessi stanno bene. Ad una attenta riflessione il 'primato' dei piccoli risulta condizionato dagli adulti interpellati nella loro responsabilità. La difficoltà della relazione tra adulti e bambini viene da lontano: leggiamo nel Vangelo di Luca al cap.18, 13-17 come l’atteggiamento dei discepoli fosse caratterizzato dal rimprovero, allontanando i bambini da Gesù, il quale assume una soluzione alternativa: 'Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio'.

Nel tempo presente in un prezioso saggio di Guastavo Zagrebelsky viene tratteggiato un mondo 'Senza adulti' (2016) considerando come si registri un vero paradosso: i bambini sono sempre di meno e gli adulti, nei diversi cicli di vita, costituiscono una netta maggioranza numerica, ma appiattiti in una 'adultescenza', vittime della sindrome di Peter Pan, ossessionati dall’eterna giovinezza. Certamente questa tipologia di 'adulti mancati' non è in grado di mettersi in ascolto dei piccoli perché troppo occupata dall’ascoltare sè stessa ' Le parole dei bambini e l’adulto sordo' (Dolto 1988). Nella vita quotidiana si registrano comportamenti-spia: cartelli negli spazi condominiali comuni 'Vietato giocare', oppure non concedere locali in affitto a coppie con figli perché si ritiene che questi rovinino e disturbino... sono indici di espropriazione sociale e culturale dei bambini dalla loro 'bambinità'. Soffermiamoci a considerare come mettere a tema l’adultità nei servizi educativi e nelle scuole dell’infanzia per promuovere effettivamente 'sistema integrato 0/6'. Lo facciamo nella convinzione che il ben-essere dei bambini si interfaccia con quello degli adulti e viceversa.

Esploriamo anzitutto il ruolo dei genitori; i bambini entrano nelle esperienze di ampliamento formativo, portando una storia personale e una rappresentazione di sé vissuta nei diversi contesti familiari. Con questa 'protostoria' le realtà che accolgono i piccoli dovranno fare i conti, facendo parlare questi tracciati di vita sui quali integrare i percorsi di arricchimento e sviluppo. I genitori assumono il ruolo di testimoni e di fonte circa le loro implicite osservazione riguardanti i loro figli che diventano figli-allievi. Di più, gli adulti nello scambio tra loro si confrontano sulle esperienze di genitorialità maturando una coscienza formativa in grado anche di colmare le lacune circa la possibile 'orfanità educativa' sperimentata nei primi tempi di vita del proprio figlio. In tal modo si registra una crescita partecipativa in grado di rafforzare la comunità adulta, componente essenziale tra gli abitanti della scuola. Le famiglie diventano anche significativi 'sussidi didattici' attraverso le narrazioni riferite al loro essere stati bambini, ai giochi sperimentati, alla frequenza dei servizi territoriali..., ampliati in tale direzione dalle figure dei nonni. Interessante potrà risultare la presentazione del lavoro dei genitori ai bambini, anche questa modalità potrà ampliare il dialogo intergenerazionale e raccordare esperienze vitali.

Altri adulti protagonisti nell’abitare la scuola sono gli educatori insegnanti e gli altri operatori; anch’essi svolgono la funzione di testimoni formativi che veicolano, mediante il loro stile, le esperienze relazionali e le valenze organizzative del contesto, sperimentando la regia educativa. Il lavoro di squadra, il confronto di gruppo, la cooperazione, la rete territoriale Fism, la collegialità... sono condizioni che consentono da un lato l’integrazione nell’unità pedagogica di saperi e competenze, dall’altro l’esercizio della riflessività nella direzione dello sviluppo della progettualità formativa.

Ci rapportiamo ancora ad adulti quando prendiamo in considerazione il territorio e la rete dei mondi istituzionali, culturali e sociali in esso presenti. La scuola nel sistema 0/6 si configura come 'rete' piuttosto che 'castello' e si colloca come uno dei soggetti nella costruzione della comunità educante, 'villaggio' nel quale i piccoli esercitano la loro cittadinanza. La creazione di tavoli di confronto, la circolarità delle diverse esperienze e la corresponsabilità di competenze e funzioni, esprimono la concreta realizzazione della città educativa.

Agli occhi dei bambini il nostro modo di essere e di vivere l’adultità svilupperà atteggiamenti di sicurezza, fiducia e prosocialità. Il messaggio di papa Francesco agli educatori può ben costituire un esame di coscienza circa il nostro sperimentare il cammino come donne e uomini dell’educazione: «Abbiamo il cuore abbastanza aperto da lasciarci sorprendere ogni giorno dalla creatività di un bambino, dalle speranze di un bambino? Mi lascio sorprendere dai pensieri di un bambino? ... Mi lascio sorprendere anche dalle mille monellerie di un bambino, dai tanti ineffabili 'Pierino' che si trovano nelle nostre classi? Ho il cuore aperto o l’ho già chiuso, sigillato in una specie di museo di conoscenze acquisite, di metodi assodati in cui tutto è perfetto e devo applicare quei contenuti, ma non devo ricevere nulla?... Quando il cuore di un genitore, di un educatore, diventa stantio, il bambino rimane con i cinque pani e i due pesci, senza sapere a chi darli, le sue speranze rimangono frustrate, la sua solidarietà è vanificata» (da 'La sfida dell’educazione, alcune proposte di papa Francesco', Avvenire 30 agosto 2018).

Bruno Forte, Responsabile Area pedagogica Fism nazionale

Avvenire, 18 ottobre 2022