Nelle ultime settimane molto si è scritto e si è detto sugli adolescenti, con una giusta preoccupazione in merito ai loro comportamenti violenti, di bullismo e di cyberbullismo. I fatti di cronaca di cui si sono resi protagonisti alcuni adolescenti devono certamente non solo interrogare ma anche attivare tutti gli adulti, tutta la comunità educante che viene sollecitata ad assumersi le responsabilità educative che le competono per accompagnare in un adeguato percorso di crescita le giovani generazioni.
Sarebbe però rischioso pensare che quei fatti rappresentino la cifra di tutta le generazione degli adolescenti, coprire con una lettura negativa tutte le sfere dell’esistenza di tutti gli adolescenti, pensare che tutti gli adolescenti siano così. L’universo adolescenziale è molto ricco e composito, e così come vi sono giovani che mettono in atto comportamenti socialmente e fisicamente rischiosi, patogeni, vi sono molti altri adolescenti che cercano quotidianamente di far fronte alle sfide evolutive poste dalla transizione all’età adulta vissuta in un contesto socioculturale non facile e non facilitante, molto spesso alle prese con adulti disorientati quanto o più di loro.
Sarebbe mortificante e ingiusto non prestare attenzione anche a questi adolescenti – la maggioranza di loro – alla ricerca di guide e di uno sguardo adulto attento anche ai loro bisogni. È a partire da questi presupposti che ha preso vita dallo scorso anno la ricerca «Generazione Z», promossa dall’Istituto Toniolo di Studi Superiori. Si tratta di una ricerca con un campione nazionale rappresentativo che si propone di seguire per un arco di tempo di 5 anni adolescenti tra i 14 ed i 19 anni iscritti a diversi tipi di scuole.
L’esito della prima rilevazione, che ha visto coinvolte 36 scuole e circa 6.000 ragazzi e ragazze, è confluito nel volume “Generazione Z. Guardare il mondo con fiducia e speranza” a cura di Paola Bignardi, Elena Marta e Sara Alfieri, pubblicato dalla casa editrice Vita e Pensiero.
Rispetto al mondo della scuola, gli adolescenti mostrano una visione mediamente positiva del loro impegno e del rapporto con gli insegnanti, mentre sembrano più in difficoltà nel mettere in atto una partecipazione più massiccia, critica e consapevole alla vita della comunità scolastica e nell’attivare un confronto sincero e approfondito con i compagni in merito ai temi civili, legati alla costruzione del bene comune e alla convivenza.
Elena Marta
Professore ordinario di Psicologia sociale e di comunità nella Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica membro del Comitato scientifico dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo
Avvenire, 9 maggio 2018
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