UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Abbandono scolastico al Sud, il riscatto dei giovani invisibili

Un libro racconta il fenomeno della dispersione nelle classi
30 Settembre 2022

L’abbandono scolastico è una delle ferite più brucianti della nostra Italia. Ruba il futuro a migliaia di giovani ed è brodo di coltura della criminalità. È nel Meridione che si registrano i dati più allarmanti: il 16 per cento degli studenti lascia prima del completamento del ciclo di studi superiori o della formazione professionale, con la Sicilia a guidare il gruppo delle regioni più svantaggiate (19%). Ed è sempre al Sud la percentuale più elevata di giovani che vivono in condizioni di povertà relativa.

Al di là dei proclami, la politica non si è dimostrata capace di produrre interventi efficaci per affrontare una situazione che negli anni si è andata deteriorando, e di investire sui giovani considerandoli una risorsa per creare sviluppo. Ma nel tessuto sociale sono presenti esperienze che testimoniano la possibilità di andare in direzione contraria, di costruire, di ridare speranza, fino a indicare nuove strade anche alle istituzioni pubbliche. Lo documenta efficacemente il giornalista Giuseppe Di Fazio nel libro “Giovani invisibili” (edito da Sicilian Post), dove racconta storie di povertà educativa e di riscatto nate per iniziativa di realtà associative legate al territorio, in zone disagiate di Napoli, Reggio Calabria, Palermo e Catania.

Ed è proprio nel capoluogo etneo, dove si registra il primato italiano della dispersione scolastica (oltre il 21%), che è nato un progetto significativamente intitolato “Di Bellezza Si Vive”, promosso dall’impresa sociale ON e finanziato dalla società senza scopo di lucro “Con i bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Ne sono protagonisti i giovani seguiti dall’Associazione Cappuccini (un quartiere del centro storico), che da 25 anni si occupa del sostegno ai minori (attraverso attività di doposcuola, ricreative e culturali) e alle loro famiglie (consulenza e aiuto nei problemi medici, legali, lavorativi e abitativi).

Obiettivo del progetto, che viene presentato oggi insieme al libro alla Pinacoteca del Museo diocesano della città, è produrre una descrizione del territorio che veda protagonisti gli stessi ragazzi, valorizzando i “punti di luce”, le esperienze di costruzione educativa e sociale che sono presenti anche in quel contesto molto problematico, superando gli stereotipi legati alla narrazione della mafia e della devianza minorile. La scommessa è che proprio dai “giovani invisibili” possano venire indicazioni su come costruire un futuro che li veda protagonisti di una nuova socialità. Perché il buio non sia l’ultima parola.

Giorgio Paolucci

Avvenire, 30 settembre 2022