UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

A scuola per gestire i conflitti

«C’è bisogno di persone migliori». Parte dall’Italia un progetto che abbraccia il mondo
18 Dicembre 2022

La pace si costruisce a partire dai piccoli gesti di ogni giorno, dal lavoro quotidiano che, per bambini e ragazzi, consiste essenzialmente nell’andare a scuola.

È da questo luogo, allora, che deve partire una vera “educazione alla pace” in grado di coinvolgere alunni, docenti e famiglie in una rete capace di travalicare i confini italiani per abbracciare le scuole di tutto il mondo. È l’ambizioso ma necessario obiettivo dell’iniziativa lanciata dal Movimento di cooperazione educativa (Mce) e dalla Federazione internazionale dei Movimenti di scuola moderna (Fimem), che vuole dedicare l’intero anno scolastico ai temi della pace e della convivenza pacifica tra i popoli. Il progetto è stato avviato lo scorso 20 novembre, in occasione della Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (il primo dei quali è proprio quello alla pace) e proseguirà fino al termine delle lezioni, a giugno, con un webinar nella primavera 2023 che vedrà protagoniste tutte le scuole aderenti.

Già in queste prime settimane, i promotori hanno ricevuto adesioni da tutta Italia e anche dall’estero (dalla Francia alla Spagna, ma anche da Sud America e Giappone) e pubblicheranno tutte le iniziative locali in un sito web dedicato.

«Il nostro modello è la scuola attiva del francese Freinet, fautore della pedagogia popolare che pone al centro il protagonismo degli alunni», spiega Roberto Lovattini, per oltre quarant’anni maestro elementare a Piacenza ed esponente del Movimento di cooperazione educativa. «Se vogliamo dare un senso al nostro stare a scuola – aggiunge l’insegnante – dobbiamo partire dall’educazione alla pace, formando cittadini in grado di costruire un mondo migliore. Donne e uomini capaci di cooperare, di mediare e in grado di risolvere i conflitti - che nella società ci saranno sempre - senza per forza ricorrere all’uso della violenza. Ma – ricorda Lovattini – la non-violenza non si improvvisa, serve un’educazione e un esercizio costanti che la scuola è in grado di garantire».

Sulla scorta degli insegnamenti di grandi maestri della pace, come don Milani, i promotori della “Rete delle scuole per la pace” sono sicuri che, così impostata, anche l’attività didattica ne trarrà beneficio. «È vero che a scuola si va per imparare – chiosa Lovattini –. Ma imparare come? Lavorando in gruppo, collaborando e aiutando chi è in difficoltà, oppure semplicemente per il voto? A scuola si va per imparare perché la società ha bisogno di persone migliori».

Di «scuola come coscienza civile della società» parla l’altro coordinatore italiano del progetto, Lanfranco Genito, insegnante napoletano e fino ad agosto presidente della Fimem. «L’educazione civica – aggiunge – non è soltanto una materia, è un modo concreto di interessarsi a ciò che avviene intorno a sé». E in tempo di guerra è urgente interessarsi alla pace.

Paolo Ferrario

Avvenire, 18 dicembre 2022