Per il momento si tratta semplicemente di «prime valutazioni», fanno sapere dal ministero dell’Istruzione. Ma l’idea, lanciata dalla ministra Lucia Azzolina, di prolungare le lezioni fino al 30 giugno e anche ai primi giorni di luglio, per recuperare il tempo perso a causa della pandemia, è più di una suggestione e sta prendendo forma negli uffici di viale Trastevere.
«No a scuola di domenica e neanche in agosto, ma a giugno sì», ha abbozzato la ministra, che ha sostenuto con forza la ripresa delle lezioni in presenza, dal 7 gennaio, almeno per il 75% degli studenti delle superiori. Fondamentale sarà l’aspetto sanitario, con test rapidi e tamponi da effettuare direttamente nelle scuole in caso di alunno con sintomi sospetti. «Un’idea che sta assumendo sempre più valore – sottolinea Azzolina –. Per la scuola ci vuole una corsia preferenziale: a settembre/ottobre quando non c’era l’emergenza che si è avuta dopo, nel caso di un ragazzo positivo si facevano subito i tamponi a tutti coloro che erano entrati in contatto e le cose funzionavano. Poi le Asl sono andate in affanno e tutto si è fermato. Per questo ora c’è bisogno di una corsia preferenziale per la scuola», ribadisce la ministra, che già guarda anche alla Maturità 2021. «Ho chiesto agli studenti di fare le loro proposte. Nei prossimi mesi decideremo come fare. L’anno scorso sono andati molto bene», ricorda Azzolina.
Un’apertura alle lezioni in estate arriva dall’Associazione nazionale presidi. «In un anno eccezionale come questo è evidente che alcune certezze possano saltare e quindi, in linea di principio, potrebbe essere pensabile andare a scuola per qualche il giorno in più», dichiara il presidente Antonello Giannelli, che considera, però, l’ipotesi «un po’ prematura». Nettamente contrari, invece, i sindacati. «La scuola non è mai stata chiusa», ricorda la segretaria generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi. «È inopportuno lanciare idee di recupero delle attività in modo indistinto. Ci sono regioni, località territoriali e ordini di scuola dove non ci sono state interruzioni massive», ribadisce la sindacalista. Che avverte: «Non ricominciamo a diffondere l’idea, anche tra gli studenti, che quello che si fa a scuola ora è inutile o insufficiente. Si rischia di demotivare chi sta lavorando seriamente e con impegno. La scuola è in grado di decidere per il bene degli alunni, per tutti, dai normodotati ai più deprivati; si evitino invasioni inopportune e si rispetti l’autonomia professionale e organizzativa delle istituzioni scolastiche».
Sulla necessità di «non semplificare situazioni di per sè complesse», che vanno affrontate avendo «un programma, delle idee e delle proposte», interviene il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi. E il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio parla di «proposta offensiva nei confronti della professionalità di tutti gli insegnanti impegnati ormai da mesi nella didattica a distanza». Durissima anche la posizione di Ornella Cuzzupi, segretaria nazionale dell’Ugl Scuola, secondo cui «siamo in presenza di una pericolosa arroganza dettata, presumibilmente, dall’ignoranza dei fatti».
Paolo Ferrario
Avvenire, 9 dicembre 2020