La pastorale universitaria della diocesi di Rieti ha iniziato a muovere i primi passi. Il vescovo Vito Piccinonna l’ha affidata al francescano Francesco Di Pede del convento di Fonte Colombo, luogo caro a san Francesco dove nel 1223 ha scritto la Regola dell’ordine. La scelta di prendersi cura dei giovani studenti non è casuale. Infatti, a Rieti si sta sviluppando il polo universitario “Sabina Universitas” che comprende quattro corsi di laurea, attivati dall’ateneo romano “La Sapienza” e da quello di Viterbo “Tuscia”.
Si tratta nello specifico di: ingegneria, medicina, economia e agraria. L’idea sulla quale si basa questa nuova iniziativa è quella di «creare una pastorale aggregativa per la nostra realtà universitaria che è composta da un insieme di studenti eterogeneo in quanto ci sono sia reatini ma anche tanti stranieri. Molti di loro arrivano da paesi asiatici e medio orientali per studiare in particolare ingegneria. Ci sono anche dei giovani che arrivano da Roma, una buona parte di loro si è iscritta a Medicina che è la nuova facoltà dell’università. Tutto questo è inserito in un contesto come quello di Rieti che, seppure accogliente, ha bisogno comunque di essere accompagnato in questo incontro con tante persone diverse», spiega padre Francesco. Dunque, si sente l’esigenza di far sentire questi studenti accolti, come fossero a casa.
«Per questo stiamo pensando di creare, prima di tutto, uno sportello di ascolto che sia occasione di incontro con e per gli studenti – racconta padre Francesco -. Stiamo anche organizzando la progettazione di una pastorale più aggregativa per gli studenti universitari. Questa è la cosa principale, in quanto tutto il progetto è strettamente collegato alla pastorale giovanile. Questo significa che il percorso non sarà solo diretto agli universitari, ma anche ai tanti fuorisede che tornano nella propria città di Rieti. Potranno così trovare momenti di confronto e di accompagnamento». Padre Francesco ha una grande esperienza con la pastorale giovanile, maturata soprattutto negli anni di servizio passati a Roma. Lui è un critico ed esperto cinematografico. Sarà proprio il cinema l’elemento di aggregazione ma anche di formazione per i giovani ed in prospettiva anche per i ragazzi universitari.
«Dalla mia esperienza – racconta - il cinema aiuta molto nella lettura della propria vita, quindi fornisce, per così dire, quelle chiavi interpretative di discernimento sul cammino di vita che si sta facendo. Va ripreso come strumento di lettura analogica della parola di Dio nella nostra vita. Per esempio, in passato lo abbiamo usato per fare un percorso mistagogico legato al battesimo e al sacramento della riconciliazione. Dal lato della pastorale giovanile il percorso è già testato e avviato; infatti, presto saranno disponibili le date per tre serate di cinema. Dal lato università stanno entrando piano piano in questa realtà e «come si sa ogni azione pastorale ha bisogno di conoscere il contesto che si ha davanti e con chi si può fare comunità. Sicuramente il cinema è uno strumento molto efficace per fare questo», ricorda padre Francesco.
Costantino Coros
Avvenire, 6 novembre 2024