UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

A Paternò c’è un posto per i più piccoli

Il servizio contrasta la dispersione scolastica e sostiene quelle famiglie che non sanno accompagnare i figli nella crescita
21 Giugno 2025

«Il nostro territorio purtroppo è segnato dalla povertà educativa e il Centro Giovanni Lizzio, voluto dalla Caritas diocesana all’interno della parrocchia Cristo Re di Paternò, è stato realizzato grazie al contributo dell’8xmille alla Chiesa cattolica come opera che risponda a tale povertà con un oratorio dove si gioca in un campetto che toglie i ragazzi dall’insicurezza e dai pericoli della strada, e con delle aule per studiare in cui vengono seguiti, perché nessuno sfugga ai compiti dello studio e dell’approfondimento». Sono le parole dell’arcivescovo di Catania Luigi Renna in occasione dell’inaugurazione, il 18 ottobre del 2024, del centro formativo dedicato alla memoria di Giovanni Lizzio, l’ispettore capo della Polizia di Stato ucciso dalla mafia a Catania il 27 luglio del 1992; una nuova opera nell’arcidiocesi etnea per accompagnare attraverso il servizio di doposcuola e le attività oratoriane bambini di età scolare che vivono situazioni di disagio.

«Il Centro – dice don Nuccio Puglisi, parroco e direttore della Caritas diocesana – è frutto del progetto “L’avventura della conoscenza” all’interno del quale – dopo l’esperienza del Centro Rosario Livatino a Catania, nato nel 2022 anch’esso grazie al sostegno dell’8xmille alla Chiesa cattolica – in provincia è un secondo avamposto contro la dispersione scolastica e a sostegno delle famiglie meno fortunate che si trovano impossibilitate a garantire ai bambini un adeguato accompagnamento culturale, ludico, religioso e affettivo. Pur nelle ristrettezze di spazio e di risorse di cui disponiamo, e pur con pochi operatori a disposizione, ma sempre generosi nella loro offerta di tempo e di entusiasmo, la parrocchia Cristo Re si fa portavoce di una Caritas diocesana che, sforzandosi di essere presente negli spazi più periferici della nostra Chiesa, cerca di annunciare la speranza di un futuro migliore attraverso forme sempre nuove di servizio e di prossimità».

Le attività si svolgono cinque giorni a settimana e c’è una convenzione tra la parrocchia, la Caritas e l’Istituto comprensivo “G. Marconi - A. Moro”, che permette in stretta e reciproca collaborazione di selezionare un gruppo di bambini che, nelle ore pomeridiane, beneficiano di uno spazio e di un tempo tutto per loro, di un piccolo campetto in cui giocare dopo aver fatto i compiti e, soprattutto, di tanti animatori che li seguono e che insegnano loro come l’amore sia sempre la prima forma di cultura. «All’inizio di questo percorso – afferma Marina, volontaria e referente del centro - abbiamo avuto un incontro con la dirigente scolastica, Maria Santa Russo, che con il contributo degli insegnanti ha individuato dei bambini che avevano particolari situazioni familiari e didattiche. Il bilancio dell’iniziativa è certamente positivo. Rispetto all’inizio dell’anno scolastico, i risultati sono stati notevoli: i bambini sono riusciti a ottenere un netto miglioramento a scuola. Uno, specialmente, pur essendo in prima elementare, non conosceva nemmeno l’alfabeto e adesso invece riesce anche a recitare le poesie. Una crescita che abbiamo osservato anche a livello di socializzazione e di educazione; tutti stanno crescendo e maturando. Li impegniamo a fare i compiti, ma anche in una serie di attività ricreative. Da parte nostra è un’esperienza molto significativa: i bambini ci abbracciano, ci ringraziano, è uno scambio continuo. Fondamentale anche il rapporto con le famiglie che si fidano di noi e, attraverso questo servizio, stiamo riuscendo a farle avvicinare alla parrocchia. Nel periodo di Pasqua, dopo i compiti e con l’autorizzazione dei genitori, abbiamo portato i bambini a fare gli esercizi spirituali adatti alla loro età e poi li abbiamo accolti a Messa per la Domenica delle Palme».

Un impegno giornaliero che serve anche a sostenere una forma di educazione alla carità con la programmazione a scuola di incontri formativi con i volontari Caritas per promuovere l’accoglienza, l’ascolto, il donarsi agli altri, prospettando percorsi di volontariato come è accaduto a Myriam, 17 anni, una delle più giovani tra i volontari: «Ho iniziato a novembre a svolgere questa attività, nel mio piccolo volevo offrire un contributo. E mi sento molto motivata a proseguire: fino a quando l’attività andrà avanti, continuerò a dare una mano. In questo contesto ho creato davvero un bel rapporto con tutti i bambini e loro mi danno tantissime soddisfazioni. A scuola, ad esempio, sono decisamente migliorati».

Si è scelto di intitolare questa realtà a un uomo che, da servitore dello Stato di specchiata virtù civica e morale, possa essere segnalato ai ragazzi e alle loro famiglie come un modello di legalità e di giustizia sociale, di amore al servizio fino al sacrificio di sé. Una figura che invita al servizio gratuito pure gli adulti come Maria Carmela: «Sono una francescana secolare e ho un’esperienza di volontariato nella mensa della Caritas vicariale di Paternò, ma il passaggio al Centro Lizzio mi ha svelato nuovi orizzonti, perché per la prima volta mi sono avvicinata ai più piccoli. Il nostro obiettivo è innanzitutto di instaurare una relazione di fiducia. Da questo punto di vista lo svolgimento dei compiti è importante, perché forniamo un aiuto che consente ai bambini di andare a scuola volentieri e di renderli sicuri di sé. Si tratta di una presa di coscienza del proprio essere e, quindi, li induce a fidarsi dell’altro, che in questo caso è l’adulto con cui passano diverse ore settimanali».

Gli educatori trasmettono il messaggio di vivere la scuola non solo come un dovere ma come un diritto, coscienti di essere di fronte a un lavoro complesso i cui frutti raccoglieranno col tempo, ma che già riempiono il cuore: «Questo servizio – racconta Simonetta - è un punto di incontro fra le esigenze dei bambini e un’esigenza mia come volontaria. Mi rendo conto di essere io a ricevere di più. Lo vivo come una grande opportunità di cui sono grata per tutte le persone con cui entro in contatto».

Marco Pappalardo

Avvenire, 19 giugno 2025