UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«A Crotone con il “San Carlo” nel cuore»

Don Alberto Torriani, rettore della scuola milanese, è il nuovo arcivescovo della diocesi calabrese. Già scelto il motto episcopale
12 Dicembre 2024

L’emozione di un giorno che don Alberto Torriani, il cinquantatreenne sacerdote ambrosiano, finora rettore del Collegio arcivescovile San Carlo, nominato per volere di papa Francesco arcivescovo di Crotone-Santa Severina, non potrà mai dimenticare. L’emozione che vibra nella sua stessa voce, quando, a poche ore dall’annuncio pubblico della nomina, racconta come viva questi primi momenti. «Sì, sono emozionato», dice, infatti, «ma, insieme, voglio esprimere la mia gratitudine. In questi giorni, in queste ore, l’esercizio della memoria grata al Signore è tanto. E non nascondo che ho anche qualche paura, perché è parte dell’umano delle persone, non perché l’ignoto faccia sempre timore, ma perché le paure sono anche uno dei modi con cui noi impariamo a fare i conti con la realtà. E, poi, ho nel cuore la grande ferita di lasciare il Collegio San Carlo».

Il “San Carlo” è stato una parte importante della sua vita per quasi 10 anni di tante iniziative intraprese e cammini percorsi….

Sì. Tornando dall’arcivescovado dopo l’annuncio, sono entrato in Collegio: c’erano i ragazzi che mi guardavano da lontano con i loro volti, quelli dei tantissimi di cui conosco le storie, le vicende personali e anche le ferite. Dovrò trovare lo spazio del cuore per custodire tutto, anche perché gli anni al “San Carlo” sono stati per me molto belli, costruttivi, di grande progettualità e di un profondo lavoro comune con gli insegnanti. Anni di costruzione di relazioni. Anche nel messaggio di saluto che ho inviato all’arcidiocesi di Crotone sottolineo, infatti, che la mia prima priorità sarà quella di coltivare l’incontro che ho imparato nelle scuole paritarie. L’incontro per vivere relazioni buone, feconde, capaci di futuri promettenti, come dice il nostro arcivescovo Mario Delpini.

Ha già avuto qualche contatto con la Chiesa che guiderà?

Per ora non ho avuto nessun contatto se non, proprio in queste ore, con l’amministratore apostolico della diocesi crotonese, l’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, monsignor Claudio Maniago. Quello che, però, ho potuto già vedere è una grande fraternità e accoglienza di quelli che imparerò a chiamare i confratelli vescovi della Conferenza Episcopale Calabra.

Quando ha saputo della decisione del Papa?

Circa una settimana fa, quando sono stato convocato nella Nunziatura apostolica in Italia. Sicuramente c’è stato un primo momento di disorientamento e dopo ho accettato la nomina non senza lacrime, non ho vergogna a dirlo.

La mamma di un ragazzo che frequenta il San Carlo ha detto, anche a nome di altri genitori: “Auguriamo a don Torriani tutto il bene possibile, ma siamo molto addolorati, perché era un rettore, per i nostri ragazzi, ma anche un punto di riferimento, una figura quasi paterna”. Si riconosce in queste parole?

Certo, e mi fa piacere. Sono convinto che una persona impara a essere padre perché ha avuto dei padri, si è sentito voluto bene e accolto. È stato così anche per me nei primi anni di Ministero.

Ha già pensato al suo motto episcopale in vista di quando, in Duomo il 22 febbraio prossimo, verrà ordinato vescovo?

Sì e sarà “Affinché si sentano da Lui conosciuti” di Madeleine Delbrel ispirata dalla lettera di san Paolo ai Galati al capitolo 4. Così ho voluto intitolare anche il mio messaggio di saluto alla Chiesa che mi accoglierà.

Annamaria Braccini

Avvenire Milano, 12 dicembre 2024