UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

A Corsico e Niguarda i risultati sono positivi

La gestione di un doposcuola parrocchiale richiede molta fatica e tante competenze, ma assicura risultati tangibili. Un’esperienza dalla diocesi di Milano
24 Maggio 2022

Non è facile. Non è impossibile. Richiede organizzazione, fatica, competenze elevate di operatori e volontari. Ma assicura risultati tangibili, misurabili con le parole di alcuni dei beneficiari: «Senza di voi, non ce l’avremmo fatta». Una bella gratificazione, per chi dedica tempo e passione. Un risultato prezioso, per comunità che non hanno bisogno di vedere altri adolescenti adagiarsi su un triste divano da Neet. Il fenomeno della dispersione scolastica si batte anche con il prolungamento dei doposcuola parrocchiali. Lo sanno a Corsico, oratorio San Luigi, comunità pastorale Cenacolo delle Genti, dove una decina di adolescenti frequentano due pomeriggi a settimana. Lo sanno anche nella parrocchia di San Martino a Niguarda, nord di Milano, dove l’apertura agli studenti delle superiori esiste sin da quando fu avviato il doposcuola, e oggi consente di dare supporto a 5 ragazzi.

«Un gruppo di 7-8 volontari - racconta Laura Virtuani, coordinatrice a Corsico - hanno dato la disponibilità a occuparsi degli adolescenti, alcuni dei quali frequentano con continuità, altri in relazione a particolari esigenze o prove durante l’anno scolastico. Durante lo stop causa lockdown, abbiamo accompagnato giorno per giorno alcuni adolescenti con problemi di studio da remoto, oggi lavoriamo in presenza. I volontari agiscono a seconda delle competenze per materia: il supporto è di tipo eminentemente didattico». I ragazzi delle superiori manifestano infatti bisogni specifici, che loro stessi traducono in motivazioni: «Sono orientati al risultato e ciò li rende partecipi. I risultati ci sono, soprattutto sul fronte del rafforzamento delle competenze». Sostegno fondamentale per scongiurare il rischio di debiti e bocciature, anticamera di dolorosi abbandoni.

«Noi selezioniamo chi ha davvero bisogno – fa eco da Niguarda la coordinatrice del doposcuola, Fausta Orgnoni -. L’aiuto nello studio per qualcuno si spinge sino alla maturità. Per questo i volontari devono far valere competenze solide. Abbiamo specialisti di varie materie, come in tutta la scuola italiana scarseggiano i matematici… I risultati sono positivi, i ragazzi, quando trovano una persona che fa al caso loro, tendono addirittura a “fagocitare” il volontario, interpellandolo di continuo. Ecco, se c’è un rischio da evitare è la “comodità”, cioè che i ragazzi approfittino troppo del supporto, a scapito della loro autonomia di studio. Come difficile, molto più che per i cicli scolastici precedenti, è avere un confronto con la scuola e gli insegnanti. Ma il doposcuola è un antidoto vero alla dispersione. Aiuta tanti a non perdersi». Probabilmente, anche nella vita. (P.B.)

Avvenire Milano, 22 maggio 2022