UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Arriva l’app per mettere in riga i cyberbulli

Il sistema creato da un esperto di crittografia 'con le stellette' adottato da 400 scuole
15 Febbraio 2022

Ragazzi sempre più in rete, anche a causa della didattica a distanza e di conseguenza sempre più esposti alle vessazioni online. In Italia uno studente su cinque è stato vittima di bullismo durante lo scorso anno scolastico e l’8,4% ha subìto episodi di cyberbullismo. Un quadro allarmante che impone una riflessione e nuovi interventi. Martedì ricorre il Safer Internet Day, giornata internazionale che la Commissione europea ha istituito per rendere il web un luogo più sicuro per i più giovani e in questa occasione fa parlare di sè 'Convy School', la prima app contro bullismo e cyberbullismo basata sulla crittografia militare e quindi totalmente sicura e riservata. Si usa come una normale chat, inserendo il proprio numero di telefono, ma il messaggio con cui si segnala alla scuola un episodio di violenza si cancella dopo cinque secondi dall’invio.

Della necessità di questa iniziativa è convinta Giuseppina Petrella, dirigente scolastica del liceo Russell-Fontana di Garbagnate Milanese. «Quello del bullismo ci sembra un fenomeno sommerso, per questo eravamo alla ricerca di uno strumento che ci aiutasse a cogliere meglio il disagio dei ragazzi – spiega –. Due anni di Dad ci hanno mostrato quanto fosse urgente trovare una modalità di comunicazione più vicina agli studenti e crediamo di averla trovata. In passato avevamo allestito anche una buca delle lettere, ma non è stata utilizzata. Adesso siamo pronti per partire con questa novità». Dello stesso avviso Gianpaolo Bovio, preside dell’Istituto comprensivo Arcadia di Milano, che ha osservato: «Il bullismo esiste e la scuola deve intervenire immediatamente. Occorre tenere alta la guardia e questo mezzo ci potrà aiutare».

A realizzare l’applicazione è stato l’imprenditore Valerio Pastore, esperto di sicurezza informatica e di crittografia militare. Si tratta del primo strumento digitale ideato per prevenire il cyberbullismo e si inserisce nel più ampio progetto etico e sociale promosso da Convy per l’educazione di ragazzi, famiglie e scuole alla prevenzione e contrasto del fenomeno attraverso l’uso consapevole del web. Inoltre, la app aiuta il referente scolastico antibullismo nel monitoraggio e individuazione dei casi potenzialmente pericolosi, permettendo anche l’analisi dei dati anonimi da parte delle istituzioni per monitorare e tracciare il fenomeno.

«La pandemia degli ultimi due anni ha, purtroppo, accelerato ed esasperato gli atti di cyberbullismo e creato le cosiddette 'classi connesse'. Questo significa che – osserva l’esperto – la scuola non finisce più quando suona la campanella e gli studenti vanno a casa e così, anche gli atti di bullismo che un tempo rimanevano confinati all’interno dell’istituto, proseguono spesso in rete. Chi subisce atti di cyberbullismo si sente assediato, inseguito anche dentro casa propria, senza possibilità di rifugio o via di fuga. I ragazzi e le ragazze che subiscono atti di bullismo e cyberbullismo non solo hanno problemi di apprendimento scolastico, ma spesso subiscono effetti di medio lungo termine ai danni della salute psico-fisica – sottolinea Giovanna Chiesa, ceo di Convy srl, la società benefit ideatrice dell’applicazione – e le problematiche, poi, non riguardano solo le vittime, ma anche il bullo. Ecco perché è sempre più urgente garantire un adeguato supporto alle scuole, che hanno un ruolo centrale nella vita dei nostri ragazzi. Vogliamo contribuire a rendere scuole e associazioni sportive dei luoghi 'bulli-free'. Questo deve essere fatto sia sensibilizzando i giovani alla corretta gestione delle piattaforme online, aumentando la loro consapevolezza, ma anche fornendo il mezzo per aiutarli a chiedere aiuto».

Dopo un anno la start-up ha raggiunto un traguardo importante, considerata anche l’emergenza sanitaria. Più di 400 scuole in tutta Italia hanno aderito al progetto, concepito in modo da aiutare gli istituti ad applicare le disposizioni contenute nella legge 71 del 2017. L’Italia è stato il primo paese europeo ad introdurre la parola cyberbullismo all’interno del suo ordinamento con la legge 71, che lo definisce come una forma di aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, realizzata per via telematica contro minori, ma anche di diffusione di contenuti on line con l’obiettivo di isolare e ridicolizzare la vittima. I dispositivi digitali come cellulari, computer e tablet diventano, quindi, pericolosi veicoli per la condivisione di informazioni negative, oscene o false, testi o video che possono danneggiare reputazione e autostima della vittima.

Benché esista una normativa, manca ancora un sostegno adeguato alle scuole per l’attivazione dei presidii anti-bullismo. In molte realtà la figura del docente referente è ancora sconosciuta: solo l’11,5% delle scuole è aggiornata in maniera approfondita sulle linee guida e meno del 50% ha attuato il protocollo di presa in carico delle situazioni di bullismo e cyberbullismo. Bisogna, poi, fare i conti anche con la scarsa informazione delle famiglie e degli studenti sul fenomeno e con la resistenza delle vittime e dei testimoni a denunciare l’atto di bullismo.

Giovanna Sciacchitano

Avvenire, 13 febbraio 2022