UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L’impatto del Covid sugli adolescenti

Una ricerca promossa da Fondazione Soleterre e Università Cattolica del Sacro Cuore
17 Gennaio 2022

Qualcuno semplicemente non si sente in forma, molti si sentono tristi e una considerevole percentuale afferma che sarebbe meglio morire o pensa di farsi del male quasi ogni giorno.

Sono le prime evidenze di una ricerca ancora in fase di elaborazione su 150 adolescenti a due anni dall’inizio della pandemia, promossa da Fondazione Soleterre e dall’Unità di ricerca sulla Psicologia del Trauma dell’Università Cattolica. Approfondire quali risposte comportamentali, emotive e relazionali i ragazzi hanno manifestato a seguito di lockdown, didattica a distanza, misure restrittive è l’obiettivo dell’indagine coordinata dalla psicologa dello sviluppo dell’Ateneo Chiara Ionio.

Grandi difficoltà e una qualità della vita notevolmente peggiorata sono le costanti evidenziate dagli adolescenti tra i 14 e i 19 anni, un campione distribuito su circa 700 comuni italiani e rappresentativo della popolazione, che hanno risposto al questionario online inviato a dicembre. Sui 60 milioni della popolazione italiana questo campione è costituito da oltre due milioni e 850 mila persone, equamente divise tra maschi e femmine e frequentanti al 77,3% la scuola superiore, al 15,4% l’università e al 7,3% la terza media.

Uno dei problemi dei ragazzi è dare un senso a ciò che provano: questo avviene nel 40,7% degli adolescenti intervistati (il 5,4% quasi sempre, il 10% molte volte e il 25,3% circa la metà delle volte). Il 34% poi afferma di non essere in grado di controllare il proprio comportamento quando è turbato (il 4% quasi sempre, il 7,3% molte volte e il 22,7% circa la metà delle volte).

Inoltre, la rabbia verso se stessi quando si sentono turbati è stata riscontrata nel 50% dei soggetti (il 4% quasi sempre, il 14% molte volte e il 32% circa la metà delle volte).

Ancora, il 64% del campione pensa che se l’evento traumatico della pandemia non fosse accaduto, oggi sarebbe una persona diversa (il 4,7% quasi sempre, il 16% molte volte e il 43,3% circa la metà delle volte); e il 69,3% afferma che l’evento è diventato parte della propria identità (il 2% quasi sempre, il 22,6% molte volte e il 44,7% circa la metà delle volte).

Un altro sintomo di disagio si riscontra nella fatica ad addormentarsi che i ragazzi intervistati hanno dichiarato nel 34,7% dei casi (il 2,7% quasi sempre, il 5,3% molte volte e il 26,7% circa la metà delle volte).

Infine, ma non certo in ordine di importanza, è emerso un dato inquietante: il 17,3% pensa che sarebbe meglio morire o pensa di farsi del male (il 2% quasi ogni giorno e il 15,3% più della metà dei giorni).

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Il report completo della ricerca è disponibile qui. I dati presentati sono a disposizione della comunità scientifica e l’utilizzo degli stessi è consentito solo previa citazione della fonte: Fondazione Soleterre, dicembre 2021.

Emanuela Gazzotti

Cattolica News,13 gennaio 2022