UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

30mila firme per salvare le scuole paritarie

I genitori degli istituti cattolici (Agesc) hanno presentato una petizione a governo e Parlamento in vista della discussione del dl Rilancio
13 Giugno 2020

Stanchi di essere considerati «cittadini di serie B, trattati peggio dei monopattini e delle biciclette», i genitori delle scuole cattoliche aderenti ad Agesc Lombardia si sono mobilitati per sollecitare le istituzioni a farsi carico della grave crisi finanziaria in cui il coronavirus ha gettato gli istituti paritari. In poche settimane, hanno raccolto più di 30mila firme a sostegno della petizione “Io ci sto”, depositate alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Tre le richieste al governo, che nel decreto Rilancio ha previsto 150 milioni per le scuole non statali, risorse considerate «un primo passo» ma non «sufficiente» a risollevare le sorti di realtà che si sostengono soprattutto con le rette delle famiglie, a loro volta colpite dalla crisi. A questo proposito, allora, la prima richiesta è «la detraibilità integrale delle rette pagate nel corso del 2020», per dare modo alle famiglie di sottrarre dalle tasse le spese sostenute. Secondo punto della petizione è «l’istituzione di un fondo straordinario adeguatamente finanziato per l’erogazione di contributi aggiuntivi alle scuole paritarie per l’anno scolastico 2019–2020, a tutela dei propri dipendenti e del servizio svolto alle famiglie». Questo fondo, è la richiesta dell’Agesc, andrebbe ad aggiungersi ai 500 milioni circa erogati annualmente, «già insufficienti». Infine, il terzo punto della piattaforma predisposta dai genitori riguarda «l’azzeramento delle imposte (Ires, Irap) e dei tributi locali nel 2020 per tutte le realtà educative e scolastiche no profit».

In Lombardia, le scuole paritarie rappresentano circa il 40% dell’offerta formativa dalla primaria alle superiori (2.582 realtà con 232mila studenti, rispetto ai 5.267 istituti statali) e oltre il 60% dei servizi per la fascia 0–6 anni. Mentre i nidi e le materne statali sono 1.333 con circa 100mila bambini, le scuole dell’infanzia paritarie sono 1.726 con più di 136mila iscritti. Questo è anche il comparto che più di altri sta soffrendo, come dimostrano le sedici scuole materne lombarde che hanno già deciso di non riaprire a settembre. Se l’emorragia dovesse continuare e persino aggravarsi a causa del Covid–19, le famiglie si troverebbero in gravissima difficoltà, a fronte della carenza di offerta di posti nelle strutture dello Stato. «Questa campagna – spiega il presidente di Agesc Lombardia, Silvio Petteni – nasce proprio da queste preoccupazioni e dalla volontà di rivendicare la centralità della famiglia nell’educazione dei figli. Che si esercita anche attraverso la libertà di scelta educativa».

La dimensione del consenso alla petizione, osserva il vice– presidente nazionale di Agesc, Claudio Masotti, «va ben al di là delle 30mila firme raccolte », perché riguarda una «vasta base popolare » che si riconosce in queste istanze. Con la loro mobilitazione, sottolinea la vice–presidente del Forum nazionale delle Associazioni familiari, Maria Grazia Colombo, «i genitori stanno facendo un servizio al Paese», a «beneficio di tutti», non soltanto della scuola paritaria, ma della scuola come sistema nazionale d’istruzione.

Un movimento che, ha sottolineato don Giorgio Zucchelli, presidente della Fidae Lombardia, vuole coinvolgere tutta Italia. «Dopo l’approvazione della proposta di aumentare significativamente il “buono scuola” – sottolinea il sacerdote – chiediamo alla Regione Lombardia di fare da locomotiva verso la completa parità».

Il primo, vero banco di prova per governo e Parlamento sarà la discussione degli emendamenti al decreto Rilancio, che puntano a raddoppiare gli investimenti per le paritarie, aumentando da 80 a 160 milioni le risorse per nidi e scuole materne e da 70 a 140 milioni quelli per la primaria e le secondarie. Altre norme allo studio sono l’estensione della cassa integrazione per i mesi estivi e la possibilità di fruire dell’ecobonus del 110% per le ristrutturazioni.

Paolo Ferrario

Avvenire, 12 giugno 2020