UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Alunni disabili rimasti soli

Le associazioni: «I docenti vadano a casa»
9 Marzo 2020

C’è una categoria di studenti che, più di altre, sta soffrendo la sospensione delle attività didattiche per l’emergenza coronavirus: sono i 260mila alunni con disabilità e, soprattutto, quelli con patologie più gravi, che non hanno la possibilità di partecipare alle attività della didattica digitale. Per tutti costoro, la Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap) e la Fand (Federazione tra le associazioni nazionali dei disabili) hanno scritto all’Ufficio per la promozione dei diritti delle persone con disabilità presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, chiedendo «di emanare un’urgente direttiva che, con effetto immediato, disponga che le istituzioni scolastiche attivino, al domicilio degli alunni con disabilità ed in accordo con le famiglie, la continuità didattica attraverso gli insegnanti di sostegno». Che, in questo modo, dovrebbero andare nelle case degli alunni disabili, «per le ore corrispondenti a quelle indicate nei singoli Piani educativi individuali ». Inoltre, agli enti locali, Fish e Fand chiedono di inviare al domicilio degli alunni anche gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione e quelli per l’assistenza igienico personale. Stando all’ultimo rapporto Istat sull’integrazione scolastica dei disabili, gli Aec, che affiancano gli insegnanti di sostegno, sono poco meno di 54mila (19 per 100 alunni con disabilità). A livello nazionale il rapporto tra alunno e assistente è pari a 4,8; nel Mezzogiorno cresce a 5,8 con punte massime in Campania e in Molise, dove supera rispettivamente la s glia di 14 e 13 alunni per ogni assistente.

«La formazione a distanza non sembra affatto una garanzia accessibile a tutti, in particolare in assenza di quelle direttive che le Federazioni richiedono», sottolineano i presidenti di Fish e Fand, Vincenzo Falabella e Nazaro Pagano. E Salvatore Nocera, esperto di integrazione scolastica delle Federazioni, ricorda che non dare anche ai disabili la possibilità di partecipare alla scuola online, configura «una discriminazione vietata dalla legge». Eventualità che Nocera ha sottoposto anche all’attenzione del vicepresidente dell’Associazione nazionale presidi, Mario Rusconi.

Nel documento inviato a Palazzo Chigi, le associazioni sollevano anche il problema della chiusura dei centri diurni per disabili, proponendo che, anche in questo caso, le attività possano essere garantite attraverso «analoghe prestazioni domiciliari». Fish e Fand chiedono all’esecutivo, inoltre, di «prendere in considerazione la necessità di emanare ogni altro provvedimento ritenuto utile o opportuno per evitare che l’intero carico assistenziale ricada sulle famiglie, già molto provate, alleviandole almeno per alcune ore e che le persone con disabilità vedano interrotti i propri percorsi educativi, didattici, assistenziali, sanitari».

Una “Lettera al coronavirus per rimettere al centro la persona” è stata scritta dall’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare, che «richiama l’attenzione di tutti per trovare l’equilibrio tra doverosa attenzione alla salute e impegno nel vivere il quotidiano con più normalità possibile». «Nonostante la debolezza dei miei muscoli, so di essere più forte di te», scrive Gianni, volontario Uildm. Che al coronavirus tiene a far sapere: «Hai rinvigorito il talento dei più bravi tra di noi e ci farai diventare migliori. Hai risvegliato il nostro assopito spirito di fratellanza. Senza volerlo, stai facendo nascere una società più sensibile e solidale».

Paolo Ferrario

Avvenire, 7 marzo 2020

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